DA WALPOLE A STEPHEN KING: 250 ANNI DI LETTERATURA GOTICA

C. Friedrich, "Cimitero dell'abbazia sotto la neve", (1817-1819)
C. Friedrich, “Cimitero dell’abbazia sotto la neve”, (1817-1819)

Nell’anno 1764 a Londra viene dato alle stampe un piccolo scritto di Horace Walpole, figlio del primo ministro Robert Walpole. Questo libretto, pubblicato all’inizio sotto pseudonimo, va subito a ruba: è “Il castello di Otranto”, primo romanzo di genere “noir”. Wallace per la prima volta diventa famoso per qualcosa che non sono le sue bizzarrie; come quella datata 1750 quando commissiona la costruzione di un castello a Strawberry Hill, vicino a Londra. Cupo e tenebroso questo luogo diventerà la location ideale per lui e i suoi amici per scrivere e discutere di letteratura gotica.

Horace Walpole
Horace Walpole

La British Library di Londra quest’anno dal 3 Ottobre fino al 20 Gennaio 2015 rende omaggio al padre della letteratura gotica con una rara copia delle prime 500 tirature del “Castello di Otranto” attraverso la mostra “Terror and Wonder: the Gothic imagination”. Ovviamente quella di Walpole non è l’unica chicca riservata ai visitatori: saranno esposti infatti molti libri antichi del genere tra cui manoscritti di “Frankestein” di Mary Shelley, copie del “Dracula” di Stoker e inediti disegni di William Blake su diavoli e vampiri; la rassegna si concentra anche su aspetti del gotico più moderno esponendo locandine di film di Hitchcok, Kubrick e Burton. Tra le perle per gli amanti dell’orrore c’è anche la “Lettera dall’Inferno” ovvero l’epistola di sfida di Jack lo Squartatore mandata al capo della polizia.

William Blake, "Spettro di una pulce" (1819-1820)
William Blake, “Spettro di una pulce” (1819-1820)

 

Riprendendo l’immagine usata da Cristina Taglietti su “La Lettura” del 12 Ottobre 2014 Walpole con il suo romanzo è il seme da cui si sviluppa l’albero del genere gotico che nel corso del tempo si dirama in mille sfaccettature come fossero rami di una pianta. Carattere principale del “romanzo nero” è unire sentimentalismo al terrore e al soprannaturale: non a caso i set preferiti per le trame dei romanzi sono ambienti medievali, luoghi diroccati, cimiteri…insomma qualunque posto che faccia venire i brividi!

“Gotico” è un termine ripreso dalla storia dell’arte, coniato in senso dispregiativo dal Vasari, il più famoso critico d’arte del XVI secolo. Con questo termine egli definiva l’arte sviluppatasi in Francia nel XII secolo e nei due successivi nel resto dell’Europa Occidentale, secondo lui troppo “barbarica”. Questo stile tuttavia torna in auge, fortemente rivalutato, tra la fine del ‘700 e l’800, soprattutto in Inghilterra. Walpole ne è un grande estimatore, per questo a lui e al romanzo viene collegato il termine gotico. C’è da dire che le ambientazione cupe, tenebrose che danno un senso di profonda oscurità tipiche dell’architettura gotica calzano a pennello con le tematiche dei “romanzi neri”.

Se con “Il castello di Otranto” nel XVIII secolo nasce il genere noir è nell’Ottocento che esso raggiunge il suo massimo splendore, quando Ann Radcliffe, Mary Shelley e Bram Stoker aggiungono al genere del “romanzo spaventoso” creature soprannaturali ed elementi magici, pescati dal sempre fertile terreno della superstizione e della demonologia popolare.

Un cenno particolare meritano il “Frankestein” e il “Dracula”, due modi opposti di intendere la paura. Se per la scrittrice inglese il terrore è generato da un malsano utilizzo del progresso (sembra anticipare i temi della discussione bioetica) e dall’incapacità degli uomini di stare al passo delle loro innovazioni, per l’irlandese ciò che spaventa gli animi risiede nelle leggende popolari dunque nell’ignoranza delle persone: astutamente e con grande maestria unisce storia a ricerche antropologiche attraverso la figura di un sanguinario nobile della Valacchia del XV secolo, dando nuova linfa alle leggende dei “non morti”, demoni che seppur privi di vita vagano di notte alla ricerca di sangue.

Logicamente questi non sono che due titoli in un mare di libri che giocano sulle angosce dell’uomo,  tra cui spiccano i famosi  “Vampiro” di Polidori, “L’italiano” della Radcliffe e “Il monaco” di Lewis.

Edgar Allan Poe - Lugubre anche nelle foto!
Edgar Allan Poe – Lugubre anche nelle foto!

Il genere gotico prende presto piede oltreoceano dove un signore, Edgar Allan Poe, lo reinterpreta a suo modo, creando un veri filone di scrittura. Uomo dalla vita fortemente problematica, inquietante quanto affascinante, Poe non si concentra più sul terrore generato da castelli, prigioni, chiese sconsacrate o da mostri disumani ma inizia l’esplorazione dell’inconscio umano. Anticipando “sui generis” la psicoanalisi di Freud Poe esplora l’Ego “ante litteram” dell’essere umano capendo che le paure maggiori derivano dalla nostra mente piuttosto che dall’esterno.

Per quanto riguarda l’Italia il genere gotico in quanto tale non ha mai preso la scena in maniera decisiva: possiamo citare solo alcuni passi dei “Promessi Sposi” del Manzoni che, pur non essendo un romanzo gotico, richiama in certi casi ambientazioni e descrizioni “dark”, come nelle vicenda della monaca di Monza nel capitolo IX dell’opera:

“Il suo aspetto, che poteva dimostrar venticinque anni, faceva a prima vista un’impressione di bellezza, ma d’una bellezza sbattuta, sfiorita e, direi quasi, scomposta. Un velo nero, sospeso e stirato orizzontalmente sulla testa, cadeva dalle due parti, discosto alquanto dal viso; sotto il velo, una bianchissima benda di lino cingeva una fronte di diversa, ma non d’inferiore bianchezza. Ma quella fronte si raggrinzava spesso, come per una contrazione dolorosa; e allora due sopraccigli neri si ravvicinavano, con un rapido movimento…” 

 

Da Poe prenderanno spunto autori come Stevenson (“Lo strano caso del Dr.Jekyll e del Sig. Hyde”) e Arthur Conan Doyle il quale con il suo Sherlock Holmes userà i lati oscuri degli uomini per fondare il genere giallo.

Bela Lugosi in "Dracula" (1931)
Bela Lugosi in “Dracula” (1931)

Ancora oggi il gotico ha un forte ascendente sul pubblico, soprattutto grazie a scrittori come Stephen King e Anna Rice e alla trasposizione cinematografica dei grandi classici: Dracula, Frankenstein, lupi mannari vengono ripresi come soggetti di film e serie tv tutti gli anni in tutte le salse. Meglio sicuramente Bela Lugosi nei panni di Dracula che Bella di Twilight!

La paura, per concludere, fa parte dell’essere umano e paradossalmente è quella che lo fa sopravvivere; affascina gli uomini da migliaia di anni. Secondo Burke e Kant scatena in noi una sensazione di infinitezza detta “sublimità”. Insomma, la paura è tante cose. Se siete a Londra andate a visitarla!

Gabriele D. Dossi

Pubblicato da Lorenzo Rotella

Laureato in Filosofia, giornalista de La Stampa.