Classe ’88, non troppo alto, niente muscoli, qualche tatuaggio, accento sardo e canzoni scandite al ritmo di “Su le mani” e “Siete stanchi? Ci siete?”. Il concerto al Circolone di Legnano di En?gma non è stato solo questo: la sorpresa sta proprio nell’ascoltare i suoi testi e accorgersi che non sono soltanto frasi scritte e messe su una base rap solo perché esteticamente belle da sentire. Anzi, qualche volta devi tendere bene l’orecchio per seguire ciò che dice ad una discreta velocità. Sono rime abbastanza ricercate quelle che scrive, ed altrettanto i personaggi che estrae ed ingabbia nelle sue canzoni, per creare un corollario culturale in grado di stupire.
Sul palco del Circolone sono inoltre apparsi dal nulla altri due rapper della Machete Productions: El Raton (un sardo del ’90) e Nitro (un vicentino del ’93). Rispetto ad En?gma, sono molto più casinisti, lo si vede dalle poche canzoni che cantano prima di lasciargli nuovamente la scena, come “Ganja Boat” o la canzone che li ha definitivamente consacrati nel nome popolare di Gruppo Machete: King Supreme. I due quasi coetanei di En?gma cercano di fomentare il pubblico con una miscela di coinvolgimento e canzoni che conoscono un po’ tutti, anche solo per sentito dire: lui invece per tutto il live si sposta, stringe le mani a quasi tutti quelli del pubblico, sorride e cerca di farli partecipare a ritmo di beat, ma poi deve comunicare. E’ ciò che scrive, e tutto ciò che ha imparato e imparerà durante la vita lo deve scrivere e poi cantare ai concerti, e non sono affatto parole banali.
E’ opportuno precisare che, a causa dell’etichetta della Machete Productions, deve mantenere l’atteggiamento, la musica e lo stile tipico della crew: le basi spaziano sono dubstep, hardcore, alternative, elettroniche e hip-hop; non mancano ovviamente gli arrangiamenti dei suoi amati Prodigy e Daft Punk.
Ma pur “costretto” in quello stile, che in certe canzoni non sembra neanche il suo, si può notare il vero Francesco Marcello Scano, un ragazzo che si è fatto una cultura da solo e che la vuole riversare come un fiume in piena sulle mani che si alzano durante i suoi live, quasi a voler far riflettere su ogni frase e ad enunciare idee e nomi per cui la gente potrebbe chiedersi, a fine concerto, “ma perché ha citato Leopardi/Platone/Manzoni/Euclide/la Stele di Rosetta?”. C’è anche da dire, per sua sfortuna, che la memoria molto spesso vince sulla riflessione, per cui quasi tutti ieri sera erano comunque lì ad urlare in faccia ad En?gma i suoi testi, senza sapere (questo me lo dice il mio intuito) che cosa realmente stesse cercando di dire, perché l’importante era “fare pogo” e stare a ritmo.
Non che durante i concerti si possa ascoltare, non solo sentire, ogni canzone. Ma almeno nel privato, conoscendo i suoi testi, capire un po’ di più perché quelle idee, perché quei personaggi. E’ forse un altro segno inequivocabile di una sveglia generazione che tutti spengono girandosi poi dall’altra parte, dicendo “altri 5 minuti, poi mi alzo.”