Sei personaggi al Teatro Carcano

 

I personaggi al loro ingresso in scena.
I personaggi al loro ingresso in scena.

Ieri sera mi sono recato al Teatro Carcano di Milano (per intenderci, stiamo parlando del teatro di fronte alla fermata metro di Crocetta) per assistere alla terzultima rappresentazione dell’opera di Pirandello che più adoro: Sei Personaggi in cerca d’autore.
Lo spettacolo è una messa a punto molto ben riuscita di Giulio Bosetti, un attore ed un regista straordinario che fra i vari successi ha prodotto sceneggiati per la Rai negli anni settanta ed ha collaborato con il Teatro Stabile di Genova, oltre che essere impresario del Teatro Carcano. Per Bosetti questa è una delle opere con cui aveva maggior confidenza, tanto da riprenderla in mano dopo averne già fatto parte come attore: il Figlio negli anni ’50, a metà degli anni ’70 il Padre, ed infine il Capocomico in anni più recenti, prima di lasciare il posto a causa del cancro e occupare solamente il posto di produttore della messa in scena.
Nel cast dell’opera pirandelliana compaiono molti attori importanti: per chi non mastica di Teatro recitato contemporaneo, stiamo parlando ad esempio di Antonio Salines. Fondò con Carmelo Bene, all’inizio degli anni ’60, la compagnia de I ribelli, una delle prime compagnie autogestite del teatro italiano. Ieri sera ha fatto il Padre, ma nella sua vita ha recitato anche nei panni di Scipione nel Caligola di Albert Camus, i panni Romeo nell’omonima opera di Shakespeare, Aspettando Godot, ed è tuttora direttore artistico direttore artistico della compagnia stabile del Teatro Belli di Roma, da lui fondata nel 1970 con Magda Mercatali. Lavorò persino con Vittorio Gassman.
Poi stiamo parlando di Edoardo Siravo: recitò sotto la direzione di importanti registi, tra qui Squarzina e Pagliaro; lavorò in televisione per lo sceneggiato teatrale Le Baccanti di Euripide; ha doppiato Jeremy Irons e Gérard Depardieu. Ieri sera è stato un brillante e divertentissimo Capocomico, a mio avviso (e ne parlerò più avanti) una delle due parti meglio riuscite dello Spettacolo.
Valentina Bardi, attrice che sta venendo alla ribalta in questi ultimi anni, in particolare con i Film Sorelle Mai, Sorelle La guerra è finita. Una ragazza a mio avviso straordinaria nella parte della figliastra: ricalca perfettamente le orme di Rossella Falk, che già nel 1964 aveva dato vita ad una Figliastra spettacolare nella sua seducente e spietata tragicità. Sempre secondo me, lei è stata la migliore attrice della serata, recitando in modo coinvolgente, passionale e senza troppi eccessi di caricatura del personaggio: lo ha reso dentro di sé, ma al coltempo ci ha anche messo del suo. Il che non è facile, data la complessità dell’opera.
La madre ed il figlio sono interpretati da Paola Rinaldi (lavorò con Gigi Proietti e Gianni Boncompagni, in televisione con quest’ultimo nel 1979), che fu una grande Ofelia nell’Amleto di Gabriele Lavia e poi un’ottima Madre nella lavorazione di Giulio Bosetti; e Michele Di Giacomo (giovane attore diplomato presso la Scuola d’Arte Drammatica Paolo Grassi nel 2005 e poi al Corso di Alta Formazione ERT nel 2006 e 2008 col direttore Massimo Castri) che interpreta il figlio, dopo una serie intensa di spettacoli teatrali e cinematografici nell’arco di 6-7 anni e una pagina personale su Internet da lui tenuta, nella quale si possono vedere tutte le notizie che lo riguardano.

Una scena in cui Antonio Salines (il Padre) spiega perché il teatro non debba essere considerata un'illusione, quanto piuttosto una realtà immutabile, un momento eterno che "non cangia più."
Una scena in cui Antonio Salines (il Padre) spiega perché il teatro non debba essere considerata un’illusione ma una realtà.

Inizio col dire che i due bambini sono stati bravissimi. Per chi non lo sapesse, in quest’opera di Pirandello essi rappresentano gli unici due protagonisti morti, costretti a rivivere per sempre (o meglio, da quando il loro autore li ha creati) il dramma della loro morte. Per quasi tutta la durata dello spettacolo, devono rimanere il più possibile immobili e non dire mai una parola. Non è facile per due attori bambini, specialmente per la piccolina che di tanto in tanto – e come darle torto! – storceva le braccia e inarcava la schiena guardandosi intorno.
Lo spettacolo rispecchia fedelissimamente la vicenda pirandelliana: degli attori stanno per mettere un’opera dello stesso autore siciliano, il Giuoco delle Parti (ovviamente ironizzando sulle polemiche che continuavano a suscitare le sue opere), quando fanno il loro ingresso in scena i Sei Personaggi. L’entrata in scena in questa rappresentazione è introdotta con la scusa di un fulmine che fa saltare per qualche secondo le luci – fuori difatti c’è un temporale – ed entrano tenendosi per mano a ritmo di una musica angosciante e lenta, su sfondo nero scuro-blu. La particolarità è che per la prima parte dell’Atto I Giulio Bosetti ha voluto fare l’opposto di come fece Pirandello nel 1921 a Roma: invece di far entrare gli attori direttamente sul palco e i Personaggi uscenti tra le fila del pubblico, egli fa esattamente l’opposto, coinvolgendo anche emotivamente in parte gli spettatori quando sentono una voce al loro fianco dire “Eccomi arrivo!” o il Capocomico lamentarsi di qualcosa.
Il dramma che i Personaggi portano dentro enuncia la seguente storia: il Padre ha scacciato la Madre poiché ella s’era innamorata di un uomo che lavorava per lui; ma alla morte di costui, avvenuta eternamente 2 mesi fa, ecco rientrare in scena il Padre, che ora si tocca a dover affrontare il Figlio (cinico, scontroso e che non ha mai legato con lui), la Figliastra e i due figliastri “adottati” dal precedente padre. Proprio con la Figliastra egli darà inizio alla prima parte del dramma. Madama Pace è una donna che gestisce una casa di “mal costume” e vedendo la Madre, in preda alla miseria, e la bella Figliastra, decide di dar da rammendare e cucire i vestiti delle sue prostitute a lei, mentre la Figliastra viene arruolata ad allietare gli uomini. Una notte, a fare l’ingresso nella sua stanza è proprio il padre, ma la Madre scopre tutto quando lei è nuda e lo sta abbracciando, divide i due e segna un dramma profondo in tutti loro.

La scena della stanza.
La scena della stanza.

Per sdrammatizzare la scena di questo quasi incesto non voluto, l’opera di Pirandello prevede che gli attori del teatro la rappresentino su volere dei Personaggi e sotto la direzione del Capocomico. Data la portata dell’evento e l’importanza dell’opera, a me personalmente è parsa un po’ troppo lunga, seppur divertente, la scenetta comica che segue quella drammatica. Forse c’era l’intenzione di stemperare gli animi, ma il punto è che è stato tutto recitato in toni profondi e pieni di significato, e non drammatici e ostentanti tragedia. Solo per questo m’è parsa leggerissimamente fuori luogo nel contesto, anche se devo ammettere che l’ho apprezzata davvero molto.
La scena finale, infine, con la bambina che si affoga nella vasca, il bambino che la osserva con occhi da pazzo e poi si spara, il Figlio che, traumatizzato, decide di non volerne più saper niente di quella storia (ma non può uscire ovviamente dall’opera in cui è nato), è stata fatta benissimo. La giusta angoscia che ha chiuso il giro d’altalena, con lo sfondo blu dietro il quale l’ombra proiettata del bambino si spara in testa e cade; il finale con le ombre dei quattro Personaggi adulti in pose drammatiche e quasi spaventose; l’accostamento tra il bianco degli abiti degli attori che vivono il reale del divenire ed il nero dei Personaggi (tranne per la bambina, che indossa comunque una fascetta nera ma è bianca per la sua eterna innocenza) costretti a vivere “realtà che giammai cangia”. Tutto il Secondo Atto è stato a mio avviso magnifico, ed è sicuramente uno spettacolo che merita di essere visto, anche nelle successive edizioni.
Sebbene io abbia amato il Padre di Romolo Valli e la Figliastra di Rossella Falk, ho apprezzato e mi sono sentito emotivamente coinvolto dalla prova di questi attori. Bravissima, va detto ancora, Valentina Bardi.

Padre e Figliastra a confronto, in una grande prova teatrale di Valentina Bardi.
Valentina Bardi nel ruolo della Figliastra.

Pubblicato da Lorenzo Rotella

Laureato in Filosofia, giornalista de La Stampa.