San Valentino: le origini.

Tutti sappiamo che il 14 febbraio si festeggia San Valentino, patrono dell’amore. Il Valentino in questione non è il divo del cinema, anche se grazie ai suoi film questa festa ha preso piede in ambito più commerciale, obbligando così milioni di coppie a festeggiare il loro amore in un giorno particolare dell’anno, e standing ovation al consumismo. Non tutti conoscono però i dettagli di tale celebrazione.
È doveroso innanzitutto capire che questa non è una festa che esiste da sempre, anzi. Solo grazie a  Geoffrey Chaucer noi oggi festeggiamo scambiandoci doni con la nostra dolce metà, poiché a causa sua il culto dell’amor cortese ha preso piede, ispirando le future generazioni dall’alto medioevo ad oggi. Comunque, questo Valentino da Terni (da cui appunto deriva il nome della festa) è stato riconosciuto come patrono degli innamorati nel 496 D.C da Papa Gelasio I, e successivamente il verbo di quest’uomo e dei suoi presunti miracoli si sono divulgati grazie alle predicazioni dei monaci benedettini. Molte sono le leggende attorno a quest’uomo.

Il vescovo Valentino da Terni, dal 496 Santo Patrono degli innamorati.
Il vescovo Valentino da Terni, dal 496 Santo Patrono degli innamorati.

Una di esse narra che Valentino, graziato ed “affidato” ad una nobile famiglia, compì il miracolo di ridare la vista alla figlia cieca del suo “carceriere”: Valentino, quando stava per essere decapitato, teneramente legato alla giovane, la salutò con un messaggio d’addio che si chiudeva con le parole: “Dal tuo Valentino.”
Un’altra narra come un giorno il vescovo, passeggiando, vide due giovani che stavano litigando ed andò loro incontro porgendo una rosa e invitandoli a tenerla unita nelle loro mani: i giovani si allontanarono riconciliati. In una versione alternativa, pare che il santo sia riuscito ad ispirare amore ai due giovani facendo volare intorno a loro numerose coppie di piccioni che si scambiavano dolci gesti d’affetto; da questo episodio si crede possa derivare anche la diffusione dell’espressione piccioncini.
Secondo un altro racconto, Valentino, già vescovo di Terni, unì in matrimonio la giovane cristiana Serapia e il centurione romano Sabino: l’unione era ostacolata dai genitori di lei ma, vinta la resistenza di questi, si scoprì che la giovane era gravemente malata. Il centurione chiamò Valentino al capezzale della giovane morente e gli chiese di non essere mai più separato dall’amata: il santo vescovo lo battezzò e quindi lo unì in matrimonio a Serapia, dopo di che morirono entrambi.
Ma questo tipo di amore, lo scambio eventuale di doni ed il suo culto odierno non nasce dai diamanti, ma dal letame, come dice la canzone di De André. Perché il 14 avveniva ben altro nell’Impero Romano: la festa di San Valentino sostituì quella dei “Lupercalia”. Che cos’era?

Donna frustata durante la celebrazione dei Lupercalia.
Donna frustata durante la celebrazione dei Lupercalia.

Questi Lupercalia erano celebrazioni cosiddette pagane, in onore al dio Fauno e al dio Luperco, protettore del bestiame ovino e caprino dall’attacco dei lupi. Prima di andare avanti nella spiegazione è necessario svelare un piccolo nesso: a questo culto era associato il periodo critico della fertilità degli esseri viventi, ed è questo che veniva “festeggiato” durante il rituale.
Se nelle idi di febbraio vi foste trovati in zone atte alla celebrazione del dio Luperco, vi sareste imbattuti in sacerdoti seminudi, con i membri cosparsi di grasso animale. Li avreste visti in cerchio, attorno a due nuovi iniziati annualmente scelti a compiere il sacrificio di una capra. Dopo averla scuoiata sul posto, si sarebbero puliti del sangue con le loro pelli e ne avrebbero riso. In seguito, avreste osservato la totale presa di potere provvisorio da parte di questi eminenti uomini di religione lungo le strade della città. Con fruste, verghe o qualsiasi oggetto somigliante agli strumenti usati per aizzare gli animali da monta, questi sacerdoti avrebbero frustato ogni essere vivente in grado di essere fertile e produttivo. Inutile dirlo, parliamo di donne: venivano frustate prevalentemente donne. Esse alle origini di questo rituale erano disposte persino a mostrare il ventre e farselo frustrare, poiché la credenza era molto diffusa. Successivamente, specie negli ultimi decenni della potenza di Roma, le donne si limitavano soltanto a mostrare i palmi aperti che venivano puntualmente e ripetutamente percossi; un po’ come si faceva a scuola tanti anni fa, solo che i maestri erano dei sacerdoti quasi nudi, unti, con una maschera di fango e vestiti di pelo di capra.

Ma le origini storiche, secondo molti studiosi, sono da attribuire alla legge. A parigi, il 14 febbraio del 1400, venne istituita una speciale struttura, chiamata “Alto Tribunale dell’Amore”: Il tribunale aveva lo scopo di decidere su controversie legate ai contratti d’amore, i tradimenti, e la violenza contro le donne. I giudici venivano selezionati sulla base della loro familiarità con la poesia d’amore: più si era bravi, più si poteva essere degni di giudicare con delicatezza e giustizia le questioni amorose.
Per quanto riguarda le valentine o biglietti d’amore, anche questi hanno una tradizione secolare. La prima sembra risalire intorno al XV secolo: a scrivere è Carlo D’Orléans, dal 1415 detenuto nella Torre di Londra a causa della sua sconfitta ad Angicourt. Decide di mandare un pensiero d’amore alla moglie, e tra le prime parole leggiamo: Je suis desja d’amour tanné, ma tres doulce Valentinée. È palese che dunque questa ricorrenza esistesse anche per opere di questo genere.
Il motivo per cui ora è una moda, e non un pensiero originale, è dovuto all’opera di imprenditori statunitensi che, nel XIX secolo, iniziano a produrre biglietti di San Valentino su scala industriale. Ecco così spuntare nell’immaginario comune Cupido, i cuori trafitti dalle frecce, i dolci visini tondi dei bimbi innamorati, il cuore come simbolo d’amore, il rosa e il rosso come colori primari per quella ricorrenza.
E fu così che nel 2014, il 14 febbraio festeggeremo un San Valentino pregno di amore creato su scala industriale, che ha origini spirituali nel Cristianesimo e nel dio Luperco, che ha origini giudiziarie nella Parigi del ‘400 e che deve all’ambizione di industriali inglesi e americani il culto degli innamorati.

Pubblicato da Lorenzo Rotella

Laureato in Filosofia, giornalista de La Stampa.