L’Italia dell’Uomo Qualunque

Guglielmo Giannini era un giornalista e drammaturgo italiano, che ebbe a che fare col cinema fra gli anni ’30 e gli anni ’40. Un giorno, stufo del Fascismo, del Comunismo, e di ogni politica che prometteva sempre miglioramenti che puntualmente non arrivavano mai, fondò un giornale e lo chiamò “L’Uomo qualunque”. Era il 27 dicembre 1944.
Giuseppe Piero Grillo era un comico e un attore che, salito sul palcoscenico di molti teatri, lavorò anche in Rai finché non venne censurato per qualche battuta di troppo sul Partito Socialista. Molti anni dopo, stufo del Socialismo, del Comunismo, della Lega Nord, del PDL e del PD, iniziò a manifestare il suo dissenso verso tutta la politica italiana con il blog “beppegrillo.it”. Erano gli anni dopo il 2000.
Entrambi i movimenti sono riconosciuti storicamente come politici, perché sia il Fronte dell’Uomo Qualunque che il Movimento 5 Stelle entrarono in Parlamento con lo scopo di radere al suolo l’intero scenario dei Partiti. La rabbia ed il linguaggio usato sono gli stessi, con tanto di storpiatura dei nomi ed uso del “volgare”, poiché diretto al volgo che non ha più nulla da perdere, se non il poco che ha. La differenza, a distanza di più di mezzo secolo, fu soltanto una sola: i numeri.

Una prima pagina del giornale "L'Uomo qualunque".
Una prima pagina del giornale “L’Uomo qualunque”.

Il Fronte si sciolse nel 1949 perché il fondatore Giannini si alleò con Togliatti (definito due anni prima “verme, farabutto e falsario”) e più della metà di quel 5,3% della popolazione che votò il neopartito UQ perse le speranze e abbandonò il progetto di vedere un nuovo tipo di politica. Il Movimento 5 Stelle invece sembra durare nel tempo: a partire dal blog, sono oltre dieci anni che esiste sullo scenario dell’attualità e che resiste al clima politico di questo periodo. Alle elezioni del 2013 ha ottenuto una media voti del 24%, 104 Seggi alla Camera, 46 al senato e altrettanti ai Consigli regionali. Inoltre, a differenza del Fronte, può sfruttare il web: ha più di 80 mila iscritti fra “beppegrillo.it” e il sito ufficiale del Movimento. UQ non aveva mai avuto una divulgazione ed una volontà ferrea tale per proseguire il progetto, ma a distanza di 70 anni l’ideologia è identica; cambia solo l’affluenza alle urne e la fiducia dei cittadini di oggi, che dimostrano di essere più stanchi e arrabbiati rispetto a quelli di ieri. Com’è possibile?

Vignetta satirica tratta da "L'Uomo qualunque".
Vignetta satirica tratta da “L’Uomo qualunque”.

Giannini diceva di essere stanco di tutto, ed il suo unico desiderio come Uomo Qualunque era che nessuno gli rompesse più le scatole. Accusava tutti, spesso anche in maniera del tutto ingiustificata, perché l’idea di base era di voler tenere sveglia la coscienza dell’Italia subito dopo la caduta di Mussolini: il ricordo era tutt’altro che morto e il rischio che potesse riproporsi una ricaduta in altri partiti simili era alto. Giannini mise a punto una serie di punti che dessero l’idea degli obiettivi del Fronte:
– Lotta al comunismo;
– Lotta al capitalismo della grande industria;
– Propugnazione del liberismo economico individuale;
– Limitazione del prelievo fiscale;
– Negazione della presenza dello Stato nella vita sociale del Paese.
Il discorso di Giannini, insomma, era quello di volere uno Stato che s’intendesse unicamente dell’economia del paese, senza dover per forza avere una bandiera o un’ideologia politica. Secondo il leader del Fronte, per governare «…basta un buon ragioniere che entri in carica il primo gennaio e se ne vada il 31 dicembre. E non sia rieleggibile per nessuna ragione.»
Per questo elenco e questa breve spiegazione, Alcide De Gasperi (nel frattempo salito al governo dopo Parri), accusò il Fronte di essere filofascista, perché ritenuta una vera e propria anomalia, simile al Fascismo decaduto due anni prima. Poi Giannini conobbe meglio Togliatti, e di questo Uomo Qualunque rimase solo la connotazione negativa di “qualunquista”, cantata più volte da De André, Gaber, Guccini e Caparezza.

 

Vignetta satirica tratta da "L'Uomo qualunque".
Vignetta satirica tratta da “L’Uomo qualunque”.

 

Il Movimento 5 Stelle ha le stesse connotazioni aggressive dell’UQ, ma la differenza è il maggior consenso popolare e la sua continua astinenza al rapportarsi a qualche altro partito, soprattutto ora che si trova in Parlamento, all’opposizione. Il non-partito dei pentastellati è stato fondato a Genova nel 2009: le cinque stelle del logo rappresentano le tematiche principali del movimento, ossia acqua, ambiente, energie, trasporti e sviluppo. Al contrario del Fronte dell’Uomo Qualunque, oltre questi temi principali il Movimento 5 Stelle, cui fa da sfondo la lotta alla corruzione politica, non ha un piano preciso per poter agire nel caso venisse eletto come principale partito politico italiano. Si basa sui bisogni primari dei cittadini, come se l’intero Stato fosse una grande città, come se il compito di governare una Nazione, attaccando chi per più di vent’anni non lo ha mai fatto (dal PDL al PD, compresa la parentesi Monti), fosse “così semplice”.
Il motivo per cui, pur non avendo un programma politico, resta il Partito singolo più votato in Italia, è proprio quel “semplice” di cui abbisognano i cittadini, ormai stufi di una politica riflessiva e fatta di parole. L’Italia vuole cose concrete, digeribili e comprensibili, e vede nel Movimento il salvatore che gliele può dare.
Al di là delle “affinità elettive” fra i due movimenti politici, ciò che scaturisce da questa breve comparazione è la situazione politica italiana. Per poco più di vent’anni, a seguito dello scandalo di Mani Pulite, si è parlato su come risollevarsi, da dove partire, da dove cominciare. Si sono ascoltate nuove proposte, pensato nuove soluzioni e filosoficamente si è pensato troppo, al punto da diventare sedentari in politica come nella vita. Il motivo per cui ogni manifestazione, piccola o grande che sia, si è sempre risolta con un nulla di fatto, o che la rabbia dei giovani non venga ascoltata, o che i politici “promettano e non facciano poi nulla”, deriva proprio dall’eccessiva riflessione, che divora ogni incipit d’azione.

 

Vignetta satirica tratta da "L'Uomo qualunque".
Vignetta satirica tratta da “L’Uomo qualunque”.

 

Il filosofo danese Kierkegaard, nel saggio del 1848 “La nostra epoca”, illustra in maniera chiara ed efficiente una generazione politica che si bea più delle riflessioni che della concretezza, perché se succedesse qualcosa il pensiero non servirebbe più e l’ideologia politica, per dirla con Hegel, “diverrebbe l’antitesi del pensiero che fino ad ora si è svolto”. il Movimento 5 Stelle, così come il Fronte dell’Uomo Qualunque, sono letteralmente assoggettati all’ideologia del fare e dell’agire, ma non avendo abbastanza potere sul piano del Pensiero, tendono a non parlare, a ripetere le stesse cose, aspettando la fine del periodo riflessivo per poi giungere a quello del fare.
La reazione che potrebbe svilupparsi, tanto estrema quanto veritiera, è il risveglio di quegli stessi Partiti riflessivi. L’invidia nei poteri forti (intesa come volontà di emergere in un determinato settore sugli altri) – dice – nasce quando qualcuno fa una cosa degna di lode e che, al tempo stesso, qualsiasi altra persona avrebbe potuto fare. La distruzione di quel gesto avviene ridicolizzandolo, “livellandolo” alla stessa condizione di tutti coloro che, pur avendo le potenzialità di agire, non lo hanno fatto. Piuttosto che unirsi a lui nel fare qualcosa, ritengono tale cosa anche inutile, perché si dovrebbe prima riflettere a lungo sulla conseguenza dell’azione, valutare i pro e i contro, non agire e basta.
L’epica pattinata sul ghiaccio sottilissimo (per usare la stessa metafora contenuta ne “La nostra epoca”) diviene così un futile esercizio fisico. “Poteva farsi male, cadere, prevedere meglio le traiettorie, e poi quale eroe, chiunque saprebbe pattinare sul ghiaccio, se ce la fa lui ce la può fare chiunque, allora a cosa è servito? A chi ha giovato quest’atto? Cosa è cambiato dopo che è successo?”
È un punto delicato per la storia europea, perché il Movimento 5 Stelle, come l’Uomo Qualunque o qualsiasi altra forma di disaccordo sociale e politico, ha l’intenzione giusta e la premessa sbagliata, ha il bisogno del fare senza riflettere su cosa fare come prima, seconda o terza cosa. Viceversa, i partiti italiani (e non solo) hanno la premessa naturale a riflettere su ciò che c’è da fare, ma nell’agire brancola ancora nel buio, o ci vede fin troppo bene, visto i recenti casi di “Mafia Capitale”.
Ovviamente, sia la riflessione che l’azione dovrebbe essere a fin di bene, cercando le soluzioni migliori che non arrechino danno alcuno, o il minor danno possibile ma necessario. Anche per questo, forse stiamo ancora cercando di capire come iniziare questo nuovo Millennio.

 

Il logo del giornale "L'Uomo qualunque".
Il logo del giornale “L’Uomo qualunque”.

 

Pubblicato da Lorenzo Rotella

Laureato in Filosofia, giornalista de La Stampa.