“E’ una regione che si trova…”


C’è una quinta dimensione, oltre quelle che l’uomo già conosce.
E’ senza limiti come l’infinito, è senza tempo come l’eternità.
E’ la regione intermedia tra la luce e l’oscurità, tra la scienza e la superstizione, tra l’oscuro baratro dell’ignoto e le vette luminose del sapere.
E’ la regione dell’immaginazione. Una regione che si trova…

Rod Serling con la sua immancabile sigaretta. Fumava un pacchetto e mezzo al giorno, dormiva al massimo tre ore a notte e scriveva di continuo.
Rod Serling con la sua immancabile sigaretta. Fumava un pacchetto e mezzo al giorno, dormiva al massimo tre ore a notte e scriveva di continuo.



Ai Confini della Realtà” è una serie televisiva americana andata in onda per la prima volta nel 1959. Sarebbe durata fino al 1964, per poi prendere nuovamente vita negli anni ’80, ma senza il tocco magistrale di Rod Serling, creatore della serie e defunto nel 1975. Gli episodi di questa trasmissione in Italia non sono conosciuti o apprezzati come dovrebbero o come in America, dove milioni di persone rimanevano incollate ai loro teleschermi ogni giovedì sera alle 21 per venticinque minuti di fila (tranne nel 1963, perché le puntate della 4° stagione duravano circa 50 minuti). L’idea di Rod Serling fece un successo clamoroso, tale che Ai Confini della Realtà può definirsi il padre di moltissimi film di successo da lì in poi, persino ai giorni nostri.
Le caratteristiche principali riguardavano innanzitutto la tematica della fantascienza. Non era certo la prima volta che l’argomento veniva trattato pubblicamente, ma era sicuramente inedita l’idea di mandare in onda su scala nazionale una serie di episodi che tendevano a stupire il telespettatore con effetti speciali fisici e mentali. Talvolta riguardavano costumi, navi spaziali, giochi di messa in pausa della pellicola per fingere la sparizione di qualcosa o qualcuno; giochi di prospettiva per far sembrare che un pupazzo si muovesse e parlasse da solo, che degli alieni fossero mille volte più grandi di una casa. Altre volte che lasciavano spazio all’immaginazione, ossia l’elemento suspense era accentuato dal lavoro mentale dello stesso spettatore, stimolato dalla vicenda e in attesa di risvolti ulteriori per collegare i tasselli di quel “thriller” fantascientifico settimanale.
Se l’effetto a sorpresa, lo switching ending, è fondamentale alla fine di ogni episodio (proprio per il climax che si costruiva nella trama), le storie al contrario erano tutte diverse l’una dall’altra. Rod Serling e i suoi sceneggiatori stavano molto attenti a non ripetere mai due volte nemmeno una briciola di qualche storia già scritta, perché dovevano stupire il telespettatore persino evitando la ripetitività degli episodi, settimana dopo settimana. Per questo elencare ogni racconto scritto dagli sceneggiatori è un lavoro faticoso e che annoierebbe la lettura. E’ opportuno però citare almeno due grandi sceneggiatori: Richard Matheson e Charles Beaumont, che assieme a Rod Serling scrissero quasi tutti gli episodi dell’intera serie televisiva, e Ray Bradbury, autore del classico “Fahrenheit 451” (1953) e dell’episodio “I sing my body electric” (Il corpo elettrico), il 100°esimo, non a caso, della serie. Le trame di certi episodi restano indimenticabili, e chi non le ha mai viste sul teleschermo può tranquillamente trovarle su internet.
Tra le storie più celebri c’è “It’s a Good Life”: narra la vicenda di un bambino che vive in una famiglia situata a est degli Stati Uniti che… sono spariti. Anzi, è sparito l’intero mondo, tranne quel lembo di terra dove vivono i Fremont, il loro cane e il lattaio. Tutti loro sono ancora in vita perché è il piccolo Anthony a volerlo: egli è un bambino che possiede il potere di Dio. Se qualcosa gli sta antipatico, la fa sparire, perciò l’intera famiglia vive nel terrore che anche loro un giorno possano scomparire come il resto del mondo. L’episodio è ben costruito sia per la carica d’ansia che trasmette (l’attore che interpreta Anthony, Bill Mumy, è eccezionale), sia per far dubitare lo spettatore con delle domande che pian piano possono venire durante la rappresentazione: perché non lo uccidono? Ma ha punti deboli? Perché non crea delle guardie se può far tutto? Insomma, è un’ottima miscela di cinema su cortometraggio, nonché di una buona dose di bella recitazione.

E’ doveroso citare da ultimo i due episodi che, oltre a consacrare alla gloria il talento di Rod Serling, hanno apportato al mondo del cinema due differenti filoni di idee per sviluppare una trama, risolvere un climax e si può dire abbiano creato due generi: il thriller psicologico/apocalittico, come “Inception” o “L’Esercito delle 12 Scimmie”, e i film sull’omologazione, i totalitarismi futuristici e la ribellione ad essi, come “V per Vendetta” e “Brazil”.
Il primo episodio s’intitola “Midnight Sun”, “Il Sole di Mezzanotte”.
E’ la storia di una giovane artista che abita in un condominio e come vicina di casa ha una signora anziana. Un giorno, mentre si trovano insieme nell’appartamento della ragazza, sentono alla radio una notizia catastrofica: di ora in ora, il sole sta orbitando sempre più vicino alla Terra, sino al punto in cui accadrà il collasso ed essa si scioglierà. Preoccupate e al tempo stesso rassegnate per la fine imminente, decidono di restare a vivere lì, senza cercare luoghi più freschi verso i Poli del pianeta. Durante questa snervante e bollente attesa, la loro riserva d’acqua sta finendo e gli elettrodomestici si sono fusi, quindi il frigorifero ha smesso di funzionare. In tutto questo un malintenzionato s’intrufola nel loro appartamento per bere quel poco d’acqua che è rimasto: la scena si sofferma un attimo sull’istinto di sopravvivenza dell’uomo paragonata alla sua espressione di vile pietà per le due donne, poiché il suo gesto le avrà condannate prima del tempo debito. Si giunge infine alla soluzione del climax. Col sole in avvicinamento, la donna anziana muore di crepacuore osservando il quadro dell’artista, che stava dipingendo un quadro che rappresentava l’acqua e il freddo. Il calore ne scioglie la tempera e la ragazza sviene, per risvegliarsi poi… nel suo letto, accudita da un dottore e dalla donna che un attimo fa era morta. E’ lei a rivelare all’artista che è stato tutto un sogno, che in realtà il sole non si sta affatto avvicinando alla terra, è lei che delirava per la febbre alta, presa a causa della bassa temperatura. Troppo bassa. Perché la realtà è che il sole si sta lentamente allontanando dalla Terra, e fuori nevica da settimane…
Il secondo episodio s’intitola “Number 12 looks just like you”, “Il numero 12 ti assomiglia”.
La storia è semplice e geniale al tempo stesso, perché gioca moltissimo sulla psicologia: la rassegnazione a determinati eventi dopo aver tentato invano di lottare, specie se si è da soli. Da qui la doppia morale: usare la testa e lottare insieme per creare una vittoria giusta e sicura; se manca una di queste cose, specie davanti alle ingiustizie, si perde qualcosa, se non tutto. Questa la trama: in un futuro lontano e ipotetico la scienza e le biotecnologie hanno fatto passi da gigante, al punto di scandagliare e debellare nel corpo umano gli ormoni della crescita: si può vivere per centinaia di anni se ci si sottopone ad un’operazione di chirurgia, estetica e interna, che permette di bloccare la crescita una volta compiuti i 18 anni di età. Tutti “vogliono farlo”, tranne la protagonista della storia, che esprime il suo disappunto anche di fronte ai medici che la vogliono operare. Il “voler fare” questa cosa, ed è sottinteso nell’episodio, rivela uan gigantesca macchinazione dello Stato teso ad omologare ogni singolo essere umano in 12 modelli da uomo e 12 da donna. La metafora è dunque svelata e spietata: per assoggettare un popolo, è necessario distrarlo ed evitargli problemi d’odio e amore reciproco; siccome gli esseri umani, chi più chi meno, sono superficiali, proponendo a tutti vita eterna e bellezza, viene da sé che questo sia un enorme effetto placebo. Se io e te siamo belli, sani e senza ulteriori preoccupazioni o pensieri, di cosa dovremmo discutere? Il Governo, così, non è mai messo in discussione. Nella vicenda, infatti, noi non conosciamo una forma politica proprio perché guardiamo tutto con gli occhi dei bei ebeti della vicenda, che si occupano di cose di poco conto, al punto dall’essere begli oggetti e nient’altro. E’ questo contro cui vuole andare la ragazza, ma sarà il volere oppressivo e sorridente di tutti a portarla sotto i ferri, e ad essere solo un altro “Numero 12”.
Sono tanti gli episodi storici che vorrei citare, ma come ho scritto prima, non avrei davvero il tempo necessario per narrarli tutti.

Altro episodio storico della serie "The Twilight Zone": "Incubo a 20.000 metri", episodio della 5° Stagione.
Altro episodio storico della serie “The Twilight Zone”: “Incubo a 20.000 metri”, episodio della 5° Stagione.

Rod Serling ha ideato una serie geniale, che consiglio vivamente di guardare a chi non la conosce o, da sempre curioso/a, avrebbe voluto guardarne qualche episodio. Alcune storie si trovano tranquillamente su Youtube, senza andare a comprare i cofanetti, che costicchiano un po’, ma sicuramente valgono i soldi spesi se siete appassionati di cinema, o di uno dei tanti modi in cui il cinema contemporaneo è iniziato.

Pubblicato da Lorenzo Rotella

Laureato in Filosofia, giornalista de La Stampa.